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Tende al mare 2020
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Anna Maria Nanni: colori e musica che scaturiscono da un Dna ricco da generazioni
testo di Salvatore Giannella*
Sono diversi i motivi per cui ho amato da subito il fluttuare lirico delle forme astratte e rigorose di Anna Maria Nanni. In principio fu una curiosità “di genere”. Sono molti i pittori e gli scultori attivi in Romagna. Di solito si tratta di artisti al maschile, con rare ma preziose presenze femminili: lei è una di queste, artista che opera in zona di confine. Spesso sono proprio queste zone eccentriche a presentare con chiarezza i riflessi della società sull’arte.
Nella sua storia di artista, Anna Maria ha tracciato e traccia sulle tele un argine dinamico e sottile alla piena forza dei suoi colori, un’energia vitale in principio ingovernabile-che subito domina e bilancia, riprende e riconduce con sapienza a un equilibrio perfetto. Come nella sua vita di donna, che ha messo in primo piano la sua famiglia, ma che il privilegio e la condanna di essere un’artista non le ha impedito di raccontarsi e di raccontarci la sua visione musicale del mondo. Un mondo che nasce da lontano, con il nonno Giuseppe detto Cimbro dall’avvincente calligrafia, primo fotografo a Cesenatico, che aveva la passione per la musica tanto da copiarla a mano. Un mondo che cresce con papa Alberto, fotografo di giorno e chitarrista di notte nell’orchestra capeggiata dalla mitica violinista Isotta Lombardi: nella casa dei fotografi Nanni c’erano sempre i colori usati per ravvivare le foto in bianco e nero. A incoraggiarla c’erano mamma Ines e gli insegnanti, come la Caimmi Pilotti, che la premiava alle elementari, e il Casagrande, che la incoraggiava ad andar per mostre vicine e lontane e a trovare il coraggio per esporre gli astratti (anche se i ritratti dal vero e le Marine, i Canali, le Scogliere e i Capanni da pesca le venivano pagati bene dai turisti tedeschi e dai milanesi che la vedevano lavorare dal vivo sulle sponde del porto canale). E infine una conferma rafforzata da incontri come quello con Giorgio De Chirico, audacemente da lei avvicinato nel °74 in una mostra a Roma, e con il poeta Marino Moretti, dirimpettaio-faro sul porto canale, che intuendo l’efficacia delle capacita espressive della “Nanni la moderna”, la spronava affettuosamente a riprendere i pennelli in mano (come le sue “sirene” Artemisia Gentileschi, Sonia Delaunay e Peggy Guggenheim) quando i faticosi impegni extra-artistici potevano tentarla a rinunciare a seguire le strade dell’arte e della bellezza: un universo in continua esplorazione che Anna Maria ritrae attingendo al suo ricco Dna.
La sentirete dire: “Non posso smettere di dipingere, é come una malattia. Non ho sempre il coraggio, ma poi mi riprendo e spero di vivere fino all’ultimo con il pennello in mano”. Averne di coraggio, come lei.
Salvatore Giannella*
* Giornalista e scrittore, già direttore de L’Europeo e di Airone e curatore delle pagine di cultura e scienze di Oggi. Attualmente collabora con Oggi e con Sette / Corriere della Sera e cura il blog Giannella Channel.